L’uomo non è l’unico essere del pianeta ad aver preso l’abitudine di seguire delle rotte per sopravvivere. Anche i tonni ne hanno una, che perdura da secoli e secoli: dall’Atlantico allo stretto di Gibilterra, per arrivare nelle acque calde del Mediterraneo a deporre le uova, seguendo sempre il medesimo sentiero.
Il tonno è simbolo di prosperità sin dalla preistoria: la sua carne ricca di proteine, grassi acidi essenziali, potassio, selenio e vitamina B 12 viene lavorata dall’uomo da tempi immemori e non se ne butta via niente. Il Garum, per dire, è una salsa a base di uova e interiora mese sotto sale che risale addirittura al I secolo d.C.
Il tonno rosso a pinna blu, il Thunnus thynnus, rappresenta la varietà più desiderata: un enorme pesce color blu-acciaio sul dorso e bianco-argento sul ventre che raggiunge sino a 3 metri di lunghezza e 700 chili di peso con un corpo affusolato dotato di una forte muscolatura che gli consente di nuotare veloce per lunghe distanze.
Il suo habitat naturale è l’Atlantico, dove vive in acque profonde che lascia a primavera, ogni anno, quando è tempo di riproduzione e servono temperature più calde. Allora inizia il viaggio di andata, sempre identico, in compagnia del gruppo: Baleari, Sardegna, Sicilia e in alcuni casi dritto ancora, sino alla Turchia. L’andata, e poi il ritorno da est a ovest.
Fecondate, le uova danno origine ad avannotti che crescono rapidamente: in un anno possono arrivare a 70 cm e pesare da anche 5 kg. Ma solo quando raggiungono circa un metro di lunghezza e pesano almeno 15 kg si può dire che abbiano raggiunto la maturità sessuale. Ecco perché è importante lasciar loro il tempo di crescere, in modo da non impoverirne la popolazione. Ecco perché in Europa non si possono cacciare tonni sotto i 30 chili.