Nell’agosto del 2001 a Cowes, patria dello yachting e di quella Coppa delle Cento Ghinee che poi cambiò il nome in America’s Cup, si radunò una flotta che raccontava l’intera storia dello yachting, da metà ‘800 all’inizio del nuovo millennio. Nel 2001 si festeggiavano nel Solent i 150 anni dalla prima America’s Cup e in quel Giubileo spiccavano per magnificenza tre velieri: erano Endeavour, Shamrock V e Velsheda, i tre J Class sopravvissuti. Questi spettacolari yacht creati negli anni ’30 del XX secolo per contendersi l’America’s Cup, rappresentano per l’immaginario collettivo il fascino della vela del passato. I J Class ebbero vita breve, la formula di stazza nacque nel 1928 per disputare l’America’s Cup del 1930, cui fecero seguito le edizioni del ’34 e ’37 ma queste cattedrali del mare, al pari di tante altre opere d’arte, furono vittime del secondo conflitto mondiale. Alla ripresa post bellica si preferì infatti la classe 12m S.I. che restò in vigore fino al 1987 e di cui la nostra Azzurra è uno degli esempi più belli. Nel loro breve decennio di vita vennero riconvertite in J Class sette Big Boats della Golden Age nate sulla base dell’Universal Rule, ma vennero varati ex novo solo dieci J Class, sei americani e quattro inglesi, sulla base di un totale di venti progetti. Questi i loro nomi: Enterprise, Whirlwind, Yankee, Weetamoe, Rainbow e Ranger (per il quale furono eseguite ben otto differenti versioni progettuali) per gli USA e Shamrock V, Endeavour, Velsheda, Endeavour II per il Regno Unito. Erano gli yacht al tempo più all’avanguardia, ma erano anche delicati, costruiti al limite dei carichi di rottura: le centinaia di tonnellate che l’albero di 50 metri scaricava sulle strutture sono state tra le cause, assieme agli elevatissimi costi di gestione, dello smantellamento prematuro di quasi tutta la flotta.
La J Class Association concede ad armatori e progettisti la possibilità di ricostruire i classe J andati perduti e di impiegare materiali diversi da quelli originali, sia nel refitting che nella ricostruzione. La scelta di permettere la costruzione degli scafi mai realizzati, ma di cui esistono progetti antecedenti al 1939, e la possibilità di impiegare leghe di alluminio per la ricostruzione delle carene, ha dato una significativa spinta verso la nascita della più grande flotta di J Class di tutti tempi, giunta oggi, a 90 anni dal primo varo, a un totale di nove esemplari. Ed è così che assume un fascino del tutto particolare vedere realizzati e naviganti progetti che mai videro la luce o yacht andati perduti.